“L’urbanistica può definirsi la disciplina che sul piano sociale e umano si occupa dell’assetto delle popolazioni, provvedendo a sistemare razionalmente la città, le borgate, i territori, gli insediamenti produttivi, e i mezzi di comunicazione, allo scopo di conseguire le migliori condizioni di vita per la comunità.”
Luigi Dodi
Negli ultimi anni si sente sempre più parlare di Smart City, ma cosa significa? La ‘Smart City’ nella sua accezione terminologica, ovvero ‘ Città Intelligente’, già nota nella letteratura anglo-americana nel 2008, il cui termine creato lascia una ampia ‘ definizione’ non ‘ definita’ del significato, dà spazio alla concettualizzazione di confini non definibili realmente perché in definizione. La principale focalizzazione sembra essere il ruolo strategico ricoperto dalle infrastrutture tecnologiche per lo sviluppo delle città, ma in realtà molti studi individuano i fattori abilitanti della crescita urbana, intesa come capacità di progresso, con sempre maggiore attenzione per l’ambiente, miglioramento dei livelli di istruzione e centralità della risorsa umana, oltre che del capitale sociale e relazionale.
Ad oggi non esiste una definizione univoca di Smart City, infatti le linee guida programmatiche delle condizioni generali della città intelligente trovano il loro denominatore comune in temi condivisibili a livello comunitario-planetario che si personalizzano nella propria identità generativa dell’idea di città intelligente attraverso le condizioni specifiche dettate dal territorio. Il concetto di Smart City è dunque un ragionamento ancora giovane e multiforme.
Attualmente parliamo di tecnologia, innovazione, transizione, sostenibilità ma tutto questo come si relaziona con il territorio ed il suo tessuto urbano – industriale? I modelli sono diversificati da basi comuni di un linguaggio ancora in definizione, il divenire infrastrutturale cablato mette in discussione antichi equilibri di sistema progettuale di tipo urbanistico-architettonico confrontandosi con nuove dinamiche sperimentali di carattere altamente scientifico con algoritmi che dettano forme funzionali di pianificazione del territorio del tutto vergini.
Tale condizione, genera interventi spot e geopardati nelle città, creando confusione nel cittadino e nel trasferimento del concetto sul funzionamento della città ed i suoi benefici, ragione per cui, a tal proposito, si rende necessario un ordinamento europeo e nazionale sulle tematiche già analizzate alla fine degli anni ’90. In Sintesi, la città intelligente ha la finalità di creare l’URBE compatta, connessa, socialmente inclusiva e resiliente, adatta alle esigenze di tutti. Una città in grado di sfruttare il potere della tecnologia, dei dati e dell’innovazione per migliorare la qualità della vita dei residenti e per coordinare ed integrare i settori della gestione urbana, territoriale ed ambientale. L’utilizzo della digitalizzazione e delle nuove tecnologie sono gli strumenti primari per elevare ulteriormente la qualità della vita.
Quindi, la città ed il territorio, nell’antico dialogo architetturale filantropico, affrontano un argomento da sempre oggetto di studio legato al benessere dell’uomo nell’habitat quotidiano, considerando l’aspetto sociologico un elemento fondamentale da non trascurare. Perciò, il tema della dimensione digitale legato alla città intelligente rivendica con urgenza rimedi che si rendono necessari per limare le distorsioni che evidenziano l’Urbe scompensata nel suo dinamismo genico.
Ed è proprio nel concetto di genetica che bisogna riformulare la città nella sua genesi, osservando con spirito critico – costruttivo La Città nella sua essenza concettuale più pura del termine, restituendo alla Polis il suo Essere in tutti gli ambiti di appartenenza : culturale, sociale , economico, amministrativo, urbano, ambientale e molto di più; riappropriandosi di un antico ritmo armonico dimenticato ma che può essere riconquistato nella nuova Era Digitale e nella ergonomia degli spazi metropolitani generando il benessere collettivo.
La tecnologia digitale può supportare il funzionamento della città nelle sue parti fondamentali come: pianificazione dei servizi di base, e-governance, uso del suolo e densità urbana, infrastrutture, viabilità e reti efficienti, usi urbani integrati, spazi pubblici, infrastrutture verdi, sistema dei servizi pubblici, e – democracy e molto altro ancora, questi sono i prerequisiti per una città funzionale. La costruzione della Smart City richiede una concentrazione sugli strati fisici e tecnologici dello sviluppo urbano identificando diversi modelli: Modello tecnologico e Modello collaborativo.
Oggi nell’era digitale, dove i dati corrono alla velocità della luce, paradossalmente la vita ricomincia a scorrere più lentamente con un ritorno al passato proiettato nel futuro dove il piacere di poter pranzare nella propria casa torna ad essere la normalità grazie ad una nuova modalità lavorativa chiamata ‘Home-based’, ed ecco che la Città Metropolitana modificata in Smart City si riappropria della sua identità e di quella memoria collettiva del processo riorganizzativo e programmatico funzionale all’esistenza materica e fisica della Città stessa, in quanto tale.
La infrastrutturazione cablata, quindi, diventa la chiave di volta delle città ed innesca il pieno potenziale economico sperimentale ed il suo sviluppo sociale attraverso l’innovazione, l’apertura e la connettività; assicura che si soddisfino le esigenze ambientali, sociali, territoriali, urbanistiche ed economiche nel presente e nel futuro; in una sola parola ‘Città-Sostenibile’, una vera rivoluzione. Un modello di città che produrrà una nuova identità storica fortemente connessa al passato, perché frutto di essa, ma con un taglio futurista.
Giulia Agrosì
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